RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - «Silenzi e false prove nella notte della Diaz»

Genova, 11 luglio 2008

«Silenzi e false provenella notte della Diaz»
processo g8

Genova. Le false prove - il giubbotto trafitto dell'agente Nucera e le bottiglie molotov - e i verbali ricostruiti a tavolino dalla polizia sono stati al centro della quarta tranche di requisitoria fatta dal pubblico ministero Enrico Zucca nel processo per la sanguinosa irruzione della polizia alla scuola Diaz durante il G8. Questo nel giorno in cui la Procura fa sapere di aver rinunciato alle repliche nel processo per i fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto: lunedì inizierà la camera di consiglio e ognuno dei giorni seguenti sarà buono per la sentenza nei confronti dei poliziotti accusati di quegli abusi.
«Si passa dal fiume delle testimonianze delle parti lese alle acque stagnanti delle dichiarazioni degli imputati», ha commentato ieri il pm nel processo Diaz: «Dopo il blitz nella scuola anzichè a un atto di polizia giudiziaria assistiamo all'inquinamento della scena da parte di chi doveva bonificarla». «Si è trattato - ha detto Zucca - di un atto pubblico anomalo con violazioni sistematiche di regole operative ordinarie e l'affannosa ricerca di armi con l'artificiosa creazione di elementi di 
prova».
Zucca ha quindi descritto il verbale di perquisizione: «È solo un elenco di oggetti rinvenuti ma non c'è la descrizione di come questi oggetti siano stati trovati. Non resta che basarci sulle testimonianze e sulla documentazione filmata che soccorre alle lacune ed è di conforto alle testimonianze delle parti offese e di smentita delle dichiarazioni dei poliziotti imputati. Alla fine del verbale troviamo una sorta di "excusatio non petita": si afferma che ci sono prove dell'esercizio della violenza sulle cose ma quando e come si siano verificati questi danneggiamenti non viene specificato. Prima dell'irruzione - aggiunge Zucca - c'è la prova dell'integrità di questi oggetti che dopo l'irruzione risultano danneggiati. Possono essere attribuiti questi danni alle parti 
offese? - chiede il pm - questo danneggiamento è stato compiuto non dagli occupanti della scuola ma dai pubblici ufficiali». La requisitoria di ieri, durata sette ore, nel pomeriggio si è incentrata sulla proiezione di un video che riprende l'esterno della scuola Diaz, in cui a terra appare Mark Covell, il giornalista free lance inglese, massacrato di botte, con intorno i militi di varie ambulanze. Nel video sono ripresi vicini al ferito anche Spartaco Mortola, all'epoca del G8 capo della Digos di Genova e il suo vice, Carlo Di Sarro. Mortola, uno degli imputati per il falso verbale d'arresto a carico dei 93 occupanti l'edificio, venne interrogato dai pm anche sul perché non scrisse del ferimento di Covell davanti alla scuola. «Sul momento non accertai - spiegò Mortola - chi fosse quel ferito né perché fosse stato oggetto di pestaggio».
Mortola inoltre, secondo i pm, sostenne invece il ritrovamento delle bottiglie molotov nella scuola e confermò anche, solo per sentito dire dai colleghi, «il fittissimo lancio» di pietre e oggetti dalle finestre e la caduta anche di un maglio spaccapietre. «L'unico agente, Andrea Ridolfi, che avrebbe visto cadere il maglio, fatto riportato anche nel verbale di arresto, davanti ai giudici si è avvalso della facoltà di non rispondere».